Supply Chain Revolution 

Quando acquistiamo un prodotto difficilmente ci chiediamo quali attività, risorse, informazioni e passaggi  sono stati necessari per produrlo e renderlo disponibile. L’intero processo che ha permesso di portare sul  mercato quello stesso prodotto, partendo dall’acquisizione delle materie prime, costituisce quella che  chiamiamo “Supply Chain” o “Catena di Approvvigionamento”.  

Prima a causa della pandemia, e più recentemente per le problematiche relative all’aumento dei costi delle  materie prime e alla difficoltà del loro reperimento, le catene di approvvigionamento hanno subito  importanti stress che hanno causato interruzioni con conseguenti blocchi della produzione per le imprese e  ritardi nelle loro consegne.

Per un’economia, come quella italiana, basata sulla trasformazione e quindi dominata da PMI  manifatturiere, la situazione oggi è complessa, in quanto deve far fronte non solo al rincaro delle materie  prime, ma anche a quello dei costi energetici ed alle incognite derivanti dalla guerra in Ucraina con i problemi  geopolitici ad essa legati.

La ripartenza dell’economia nello scenario post-pandemico (+ 6,5 % incremento PIL nel 2021), unitamente  alle risorse messe in pista dal PNRR facevano ben sperare per le aspettative nazionali del 2022. In realtà, alla luce degli ultimi accadimenti, ogni previsione appare ardua, ma, di sicuro, sta emergendo una  propensione più orientata verso una nuova strategia che garantisca la sopravvivenza delle catene di  approvvigionamento rendendole resilienti, così da essere in grado di far fronte a delle interruzioni che  potrebbero verosimilmente ripresentarsi in uno scenario globale caratterizzato dal fattore VUCA (acronimo  di Volatility, Uncertainty, Complexity, Ambiguity), ovvero da volatilità, incertezza, complessità e ambiguità. 

In tal senso, una prima azione importante da attuare, è rappresentata dalle analisi di mercato volte a  definire soluzioni di diversificazione nelle strategie di approvvigionamento per le aziende. Si tratta  di ricercare fornitori alternativi, individuando quelli in linea con le proprie esigenze in aree strategiche, per  ridurre così il rischio di dipendenza da unico fornitore. 

Inoltre, perché la catena logistica possa essere a prova di fattore VUCA, oltre a renderla “diversificata”, è  opportuno anche renderla “vicina” e “rifornita”. 

In altre parole, si tratta di perseguire strategie basate su Reshoring e Just in Case (ampliamento delle scorte).

  • a) Reshoring, ovvero il ricollocamento delle produzioni nei luoghi di origine.
    Così facendo, le aziende italiane potrebbero recuperare valore e competitività per effetto di:

    •  “Made in Italy” – importanza del brand riconosciuto nel mondo;
    •  ingegno – capacità di dar forma alla propria creatività ed originalità;
    •  Know how – maggiori competenze, esperienze, qualità in loco;
    •  flessibilità produttiva – capacità di far fronte alla “domanda personalizzata”;
    •  Open Innovation & Innovation Tecnology – maggiore competitività e produttività;
    •  servizio – garanzia di un migliore e più completo servizio al cliente, fidelizzazione;
    •  costo del lavoro – minor gap sull’incidenza del costo del lavoro rispetto al passato;

Il rientro delle attività produttive può essere favorito dalle opportunità di investire in tecnologie 4.0  avvalendosi delle agevolazioni fiscali e dei finanziamenti legati in particolare al PNRR.

  • b) Just in Case, ovvero rivedere la gestione scorte nel senso di mantenere alti i livelli per ridurre il rischio di non soddisfare la richiesta degli ordini ed avere così una Supply Chain più resiliente.
    Il Just in Case è una strategia più rispondente a fronteggiare problematiche quali:

    •  insufficiente affidabilità dei fornitori;
    •  lunghi ed incerti tempi di approvvigionamento delle materie prime;
    •  elevata variabilità dei prezzi di acquisto;
    •  incertezze nel servizio trasporti;
    •  imprevedibilità della domanda per quantità e tempi;
    •  fattori di stagionalità;
    •  rischio perdita clienti.

Prima della pandemia, i bassi costi delle fonti di approvvigionamento globali hanno consentito alle aziende  di operare dentro un sistema del tipo Just in Time con logiche (Lean Production) diametralmente opposte,  volte a contenere i costi legati alla gestione di magazzini (bassi livelli delle scorte) rispettando i tempi di  consegna.

Ora, nel nuovo scenario che si è delineato, ancor più attenzione dovrà essere rivolta nel bilanciare i costi e  l’efficienza rispetto al rischio di interruzione della catena di approvvigionamento. Si tratta di analizzare le  specifiche situazioni aziendali per trovare i nuovi e giusti equilibri.

In considerazione di ciò, lavorare sul fronte dell’efficientamento del sistema interno all’azienda, da un lato,  e su quello organizzativo in ambito Reshoring, approvvigionamento materie prime e selezione fornitori,  dall’altro, un valido aiuto alle imprese, in termini di esperienze, conoscenze e competenze, lo può dare Il  Temporary Manager, come professionista in grado di gestire queste fasi di riorganizzazione ed Empeiria, un  network capace di far incontrare domanda/offerta.

Ivano Mariotti

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