LEAN E PMI : TRANSIZIONE CULTURALE

Lean Thinking, Lean Manufacturing e quant’altro possa esprimere la filosofia Lean sono concetti che fino a qualche anno fa in Italia venivano sistematicamente associati alla grande azienda. Evidentemente, il pensiero “snello” nato in Toyota e diffusosi presso le grandi aziende americane, mal si addiceva, almeno in apparenza, alla realtà economica nazionale imperniata principalmente sulle PMI. In altre parole, la logica Lean poteva apparire come un qualche cosa da poter calare unicamente dentro realtà strutturate aventi complessi sistemi organizzativi.

Eppure la ricetta per ridurre gli sprechi, migliorare la qualità dei servizi e dei prodotti e soddisfare più efficacemente la richiesta del cliente dovrebbe risultare una esigenza universale, rispetto alla quale ha senso considerare la classificazione aziendale per dimensione non in funzione della possibilità di applicare i principi Lean, bensì della modalità con cui rapportarsi al diverso grado di complessità organizzativa.

Questo gap culturale tra grande azienda e PMI è venuto meno negli ultimi anni ed ora è auspicabile che si riduca ancor più per gli effetti dirompenti scatenati dalla recente pandemia.

La necessità di sopravvivenza spinge le PMI a rivedere le proprie strategie aziendale, i sistemi organizzativi ed i modelli di business. Se da un lato, per poter mantenere alto il proprio livello di competitività, serve fare innovazione, digitalizzazione, internazionalizzazione ed aggregazione d’impresa, dall’altro diventa imprescindibile recuperare efficienza di sistema ed efficacia nel centrare gli obiettivi prefissati. In altri termini, occorre generare marginalità e sostenibilità.

In quest’ottica, introdurre in azienda le logiche Lean significa non solo stimolare i processi citati, ma recuperare risorse interne utili al loro autosostentamento finanziario. La lotta allo spreco è la lotta a tutto ciò che non è necessario per la realizzazione del prodotto o servizio da consegnare al cliente. Quindi, è la lotta all’inefficienza volta a creare Valore Aggiunto (VA), ovvero ciò che il cliente è realmente disposto a pagare. Ottimizzare i processi, specie quelli produttivi, con l’ausilio di tecniche Lean, significa, tra le varie cose, recuperare produttività e marginalità, per l’appunto.

Ora più che mai non ci si può permettere lo spreco.

Un tempo (pre-globalizzazione), quando la produzione ed il mercato mondiale erano monopolizzati e controllati da Europa, America e Giappone, molte aziende e PMI prosperavano grazie ad elevate marginalità che però nascondevano inefficienze e sprechi strutturali e sistemici accettati e tollerati, consapevolmente o meno che lo fossero. Poi, l’effetto della globalizzazione, unitamente alle successive crisi economiche del 2008 e del 2011, ha generato più concorrenza e competitività con conseguente riduzione della marginalità. E’ a questo punto che sono emerse le pecche e le carenze del sistema. E’ come navigare lungo un fiume: finché il livello dell’acqua è alto si naviga bene, ti conduce la corrente, ma quando il livello si abbassa troppo emergono i massi e nel divincolarsi ci si può incagliare.

Talvolta, la cultura aziendale migliora e cresce grazie ad una costrizione dettata da eventi congiunturali negativi esterni. In tal senso, le PMI possono cogliere nuove opportunità dalle ceneri di una crisi, in scenari volatili, incerti, complessi e quindi, come ora in tempo di post-Covid. Questo però, unicamente se disposte ad affrontare nuove sfide con la consapevolezza di dover innovare per migliorare e migliorare per rendere efficiente il sistema governandolo con logiche Lean.

Tale scelta servirà per costruire la via verso la competitività e la crescita del proprio business, presupposto fondamentale per gestire con padronanza gli alti e bassi della prospettiva di mercato. E più in generale, servirà per rafforzare la sostenibilità dell’intero sistema aziendale, intesa non solo in chiave economica ma anche ambientale e sociale.

Lean e PMI possono costituire un sodalizio culturale vincente. Esiste nella cultura di molte PMI italiane la ricerca dell’efficienza attraverso la riduzione degli sprechi, ma questa viene spesso condotta con un approccio non analitico e privo di progettualità. La Lean rimuove questo limite, colma questa lacuna, perché attraverso l’applicazione dei suoi principi conferisce armonia, efficacia e perseveranza al progetto. Lavorare facendo propria questa filosofia, significa lavorare con lo scopo di migliorare in maniera strutturale e permanente il sistema organizzativo aziendale ed i propri processi.

Le PMI possono trarre notevoli benefici dall’applicazione della filosofia Lean anche in considerazione della loro maggiore reattività e versatilità. Infatti, una volta rimossi, ad esempio, i vincoli e gli sprechi nei processi aziendali, l’intero sistema risponderà più velocemente ed efficacemente alla richiesta del mercato ed acquisirà più capacità di sapersi rinnovare e creare nuove opportunità. Per le proprie caratteristiche, una PMI può essere un’azienda “snella” utilizzando non necessariamente tutti gli strumenti che la Lean medesima ha sviluppato.

Tuttavia, bisogna anche dire che per la buona riuscita del progetto, serve in primis un forte commitment imprenditoriale, quindi disponibilità al cambiamento  e poi chiarezza degli obiettivi da raggiungere con una forte determinazione nel perseguirli. Senza questi ingredienti è preferibile che il progetto non venga varato.

 

Infine, poiché l’eliminazione dello spreco non si acquista ma si conquista, varrà la pena far leva sulle risorse umane, sulla loro formazione, sul loro coinvolgimento e sulla creazione di un adeguato spirito di squadra. Già questo è il Valore Aggiunto di partenza.

Ivano Mariotti

 

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